Al Culto dell’URANIO

e del PLUTONIO 

Venerati quali onnipotenti Dei del Futuro e del Progresso vengono immolate, dall’Homo faber del presente, le vittime di Chernobyl, non solo quelle uccise, ma anche quelle contaminate, più o meno intensamente, in tutta l’Europa, dalla nube radioattiva liberata dal vaso di Pandora del reattore nucleare sovietico.

Il morbo bianco, avanzando nell’invisibilità e nel silenzio, è penetrato, inesorabile, nell’aria, nell’acqua e nella terra, si è inserito nelle catene alimentari, è entrato nelle cellule umane lacerandole, lento e paziente, fino a sfigurarne, forse, le strutture ad alterarne i messaggi genetici: domani esse potrebbero diventare cancerose o potrebbero diventare cancerose o potrebbero trasmettere alle discendenze caratteri che di umano non conserverebbero nemmeno la memoria evolutiva. 

Questo è il prezzo che l’uomo è costretto a pagare ai gabellieri della cosiddetta “età moderna”: vendere la salute sua e della sua discendenza in cambio di qualche lampadina o stufa in più.

 L’angoscia collettiva che ha dominato le popolazioni toccate è stata esorcizzata, individualmente e collettivamente, dalla sensazione di non avvertire disturbi oggettivi: l’esorcismo e la catarsi trovano ampie giustificazioni nella voglia di vivere dell’uomo e nell’anelito che i suoi figli possono sopravvivergli; in questi giorni di ansia si sono ricomposti in lui i frammenti di un’umanità che l’alienazione impostagli dai nuovi culti – benessere, consumismo – aveva sgretolato e disperso.

 Ciascuno di noi, di fronte al pericolo reale di contaminazione irreversibile, ha maledetto ed abiurato la scelta nucleare, ma fino a quando durerà questo proposito?

Riconquistare la ragione, riconquistare un pianeta sempre più invivibile è una lotta dura e difficile. Ricondurre l’uomo ad una riconsiderazione più umana dei valori più veri di qualità della vita è impresa implicante la più ferma determinazione collettiva.

 Ciò vale in maniera particolare per il nostro Paese dove ormai allignano in numero sempre maggiore le schiere degli asserviti al potere, dei cultori perfidi dell’interesse individuale, dei maghi della mistificazione della cultura coi quali, lo abbiamo sperimentato in questi giorni, diventa impossibile ogni leale confronto dialettico. L’esemplificazione, al proposito, ci riesce straordinariamente facile: nei momenti più caldi, mentre le sensazioni di dramma collettivo si faceva più intensa, nel colpevole silenzio dei Ministeri e degli Enti preposti ad una documentazione seria, hanno imperversato fastidiosamente voci ed immagini di un ministro della industria (o degli industriali), di un ex fisico oggi alto dirigente della società che in Italia monopolizza le commesse per gli impianti nucleari, del Presidente dell’Ente gestore dell’energia nazionale. Comparse casuali? Il senso delle loro affermazioni chiarisce…Ci hanno detto che il piano energetico nazionale è sacro ed intangibile, poiché le divine volontà delle industrie considerano irrinunciabili i profitti che deriveranno dalla costruzione di altre 9 nuove centrali nucleari; che gli impianti nucleari italiani  sono collaudati anche allo scoppio del pianeta; che una non benintesa “scelta strategica” impone la scelta nucleare; il tutto, ostentando la perfida sicurezza del mercante che fa le lodi del suo prodotto già sapendo che l’acquisto verrà imposto. E naturalmente, insieme a questi, altri imbonitori ci hanno amabilmente assicurato sull’entità del rischio, definendolo “insignificante”.Cinismo o ignoranza? Noi crediamo piuttosto in voluta e cosciente mistificazione della scienza e della realtà, e ostentato disprezzo della dignità dell’uomo e del cittadino.

Non esiste, in fatto di contaminazione radioattiva soglia di rischio sanitario deducibile dalla quantità di radiazione: ogni ricerca condotta in tal senso, e ciò che è noto a tutto il mondo scientifico, chiarisce inconfutabilmente che l’esposizione continuata a basse dosi di radiazione è ben più pericolosa di una esposizione breve ad alte dosi, perché nel primo caso, mancando gli intervalli operativi, si impedisce ai meccanismi cellulari di provvedere a processi rigenerativi, e si generano cancro e mutazioni, mentre nel secondo caso i danni possono essere riparati. Ma di questo nessuno ha parlato.

 Non ha senso parlare di condizione storica che imponga all’Italia una scelta nucleare tanto massiccia, se la crescita zero registrata nella popolazione negli ultimi anni e la nuova tecnologia industriale non richiedono affatto questo surplus energetico. È destinata forse l’Italia a riscaldare i ghiacci alpini, ad illuminare il sole o piuttosto il piano energetico dovrà servire a impinguare le casseforti, già debordanti, dei mistici, privati e pubblici, del dio Denaro?

 Non corrisponde a saggezza tecnologica, né psicologica, ostentare l’assoluta sicurezza degli impianti nucleari occidentali poiché tale sicurezza non esiste essendo imprevedibili le diverse serie di reazioni connesse ad un incidente quale la fusione del nocciolo: quel tanto decantato doppio contenitore esterno non può pertanto assurgere a simbolo di barriera, a decidere della vita e della morte.

 Noi crediamo fermamente che le vere aspirazioni dell’uomo non siano incastrate irreversibilmente nella logica e nella filosofia di futuristiche nuove frontiere, ma siano, invece, la riconquista della sua identità di soggetto biologico pensante in un ambiente vivo e vivibile e il recupero di valori reali ed eterni che diano alla sua vita il significato essenziale.  

È all’uomo dunque, in qualunque comunità sia integrato, che compete il diritto di scegliere il suo futuro destino, non al sistema, a cui mai deve essere abdicata questa libertà.

 Non abbiamo ereditato la terra, l’abbiamo solo avuta in prestito dalle generazioni precedenti per riconsegnarla, viva e migliore alle generazioni future. Le strategie energetiche alternative sono tante, non è umanamente saggio scegliere quella che richiede il prezzo più alto: il futuro dell’umanità. Salute e vita umana non hanno prezzo:

 L’Homo sapiens sceglie la vita e perciò dice NO al nucleare